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martedì 14 luglio 2015

13 Luglio 2015: cambio di direzione?

In Comune a Torino virata a 180 gradi e cambio di direzione. Il sindaco Fassino precisa che quel parcheggio se lo sono trovato e che si attueranno tutte le procedure per far chiarezza e trasparenza nei passaggi.
Poi da reperti privi di significato e destinati allo smontaggio i reperti vengono definiti importanti per la storia della città che dovranno essere preservati e valorizzati. Si spinge a dire che le modalità del parcheggio saranno subordinate alla valorizzazione delle gallerie e che si valuterà se il parcheggio è ancora una soluzione praticabile. Non abbassiamo la guardia ma di certo e per la prima volta l'opinione pubblica fa cambiare idea ai politici.

Gallerie di Pietro Micca: il Comune in surplace, ma non molla il parcheggio.


Foto di Viviana Ferrero

venerdì 10 luglio 2015

Soprintendenza sul parcheggio di Corso Galileo Ferraris

La Soprintendenza audita ieri 09 Luglio 2015 in Comune sostiene che nel 2007 il Piano Parcheggi prevedeva che si sarebbe arrivati a scavare per  il parcheggio di corso Galileo Ferraris fino a via Cernaia.
Nello studio sapevano che avrebbero intercettato il Rivellino ma la cartografia e le sovrapposizioni cartografiche lo davano più esterno.
I quattro carotaggi effettuati, a causa dei livelli di macerie sedimentati, non hanno permesso di realizzare scavi in profondità. 
Il parere di demolizione era preliminare in quanto non era prevedibile quanto e cosa sarebbe riemerso.
Si è richiesto il fermo dei lavori per una diversa progettazione che tuteli le parti affiorate.
Il Comitato Pietro Micca ritiene che si recuperi al di là della datazione (che la Sovrintendenza definisce recenti ossia 1600!) quello che è ritenuto Patrimonio identitario della città.



Foto di Vittorio Bertola

Striscioni sul cantiere

Gli striscioni sul cantiere per ribadire che la storia è un bene comune. 


sabato 27 giugno 2015

La Cittadella sotterranea di Torino NON È SALVA. Massima vigilanza: il peggio sta per arrivare.

Mastio della Cittadella di Torino, 26.6.2015. Il Sindaco Fassino bloccato dal Comitato Pietro Micca
Il Sindaco Fassino alle prese con il Comitato Pietro Micca

Con un capolavoro di disinformazione ieri La Stampa ha titolato che «La Cittadella è salva». Dopo l’incontro in mattinata fra il Sindaco e il direttore generale per l’archeologia del Ministero il Comune ha confermato la linea: «Saranno salvaguardate e valorizzate le Gallerie di Pietro Micca», comunicato ripreso acriticamente dai giornali. Ed ecco servito ël bonbon da ciucé.
In realtà è a partire da adesso che la Cittadella sotterranea di Torino corre il pericolo più grave.
La versione ufficiale parla ancora di “parcheggio attiguo” i cui spazi “saranno rimodulati per renderli compatibili con la tutela dei beni architettonici”. Il protagonista è il parcheggio, non la Cittadella, ed è proprio il parcheggio che si sta cercando di “salvaguardare e valorizzare”, appunto “rimodulandone” gli spazi con la benedizione del Ministero.
Ora che è venuto fuori lo scandalo delle distruzioni operate all’insaputa dei cittadini, non possono più fare a meno di modificare il progetto, che pare sarà pronto in quindici giorni.
Non si parla di fare il parcheggio da un’altra parte: magari ridotto, ma lo vogliono costruire proprio lì, con i suoi quattro piani interrati, a un passo dal Pastiss, interrompendo la rete di gallerie che ne garantirebbero l’accesso nell’ambito di un’area archeologica sotterranea unica al mondo.
I visitatori, invece di percorrere la Galleria Magistrale fino all’incrocio con la Capitale per poi giungere al Pastiss, vi dovrebbero entrare… dal parcheggio!
Quelli che i signori del Comune e dell’intelligencija torinese definivano fino a ieri quattro muri non tutti da conservare, oggi si prostrano di fronte al volere del direttore del Ministero, nascondendoci ancora la sostanza dei fatti: che le parti più interessanti della Cittadella si trovano proprio dove vogliono fare il parcheggio.
Sarebbe questa la salvaguardia e la valorizzazione delle Gallerie di Pietro Micca e dei reperti archeologici della Cittadella che ora ha in mente il Comune? Rendendo visitabile un forte militare del Cinquecento da un parcheggio? Facendogli ruotare intorno l’area archeologica sotterranea più importante d’Europa?
Senza il nostro/vostro intervento il Comune avrebbe già spianato tutto in gran segreto, senza alcuna remora e con la Soprintendenza girata dall’altra parte. Ci si può fidare?
Ci si può fidare di loro e dei loro megafoni mediatici che, con obiettivi speculativi, stanno gabellando per “reperti archeologici recentemente scoperti” una grandiosa opera militare sotterranea ottimamente conservata della quale si era perfettamente a conoscenza? E – peggio – ci si può ancora fidare di chi sta prendendo in giro l’opinione pubblica facendo passare per “valorizzazione” un ulteriore irrimediabile scempio della storia di Torino?

Parking Cittadella2
La localizzazione del parcheggio sulla rete delle gallerie della Cittadella.

Il Sindaco, bloccato nel pomeriggio di ieri al Maschio della Cittadella dal Comitato Pietro Micca, che stava lì raccogliendo adesioni, ha detto testualmente che «non è stata buttata giù alcuna galleria». Invece, quando ancora credevano di fare tutto ciò che volevano senza dire niente a nessuno, hanno distrutto la galleria principale della Cittadella fino a corso Matteotti, che era stata portata alla luce in uno stato di conservazione perfetto, con tanto di scritte e disegni del Settecento.
In Comune si era deciso di sospendere i lavori nell’area degli ultimi rinvenimenti; invece in questi giorni hanno continuato a far correre le ruspe intorno ai reperti e a danneggiarne le strutture, a colare cemento all’imbocco delle gallerie e a tirare su muri, incuranti di tutto.
Stiamo assistendo alla negazione della realtà dei fatti e a un vero e proprio sciacallaggio. Il parcheggio non va fatto lì. Non si scavano parcheggi interrati nelle aree archeologiche “sacrificandone” una parte, checché ne dicano le soprintendenze. Nei Paesi civili le testimonianze della storia di una città capitale e di un popolo le si valorizza nel loro complesso originario: semplice questione di civiltà, oltre che di intelligenza.
No, cara Stampala Cittadella NON È salva. Infatti lunedì presenteremo un primo esposto alla Procura della Repubblica, sottoscritto da 56 cittadini, contro questo parcheggio.
Non facciamoci sviare, la battaglia per il rispetto della nostra storia è appena iniziata.
27.6.2015

domenica 14 giugno 2015

Ufficialmente costituito il Comitato Pietro Micca

Ufficialmente costituito il Comitato Pietro Micca con tante adesioni e persone che sono venute a firmare anche se era già buio. Il tempo ci è stato avverso ma ripeteremo. L'idea è quella di una manifestazione cittadina con marcia intorno al cantiere per sollecitare il FERMO del cantiere.
Presenti molti Consiglieri comunali in rappresentanza dei rispettivi partiti politici che hanno dato adesione al Comitato.




mercoledì 10 giugno 2015

La fortezza sotterranea del Pastiss

Estratto da  www.torinostoriarivista.com

Via Papacino, riappare una fortezza sotterranea
di Alberto Riccadonna
Storia e immagini dei cunicoli fatti scavare da Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo. Gli scavi archeologici nel centro di Torino sono finalmente completati, a quando l’apertura del museo?
L’Associazione Amici del Museo Pietro Micca sta cercando finanziamenti (200 mila euro) per aprire al pubblico la fortezza sotterranea cinquecentesca del «Pastiss in corso Matteotti, quasi all’angolo con corso Galileo Ferraris. Il complesso archeologico, unico in Italia, di cui i torinesi forse neppure sospettano l’esistenza, è stato messo in sicurezza lo scorso mese di ottobre, dopo quarant’anni di scavi: mancano solo più la scala d’accesso per i visitatori e l’ascensore per i disabili.
 Stiamo parlando - potenzialmente – di una spettacolare attrazione turistica per Torino: una seconda sezione, per certi aspetti più interessante, del Museo dedicato all’assedio francese del 1706 (sede attuale in via Guicciardini 7/A davanti a Porta Susa).
Gli ambienti tornati alla luce sotto corso Matteotti, a cento metri dal monumento di Vittorio Emanuele II, custodiscono un labirinto contorto (pasticcio, «pastiss») di cunicoli e stanze da combattimento che Emanuele Filiberto di Savoia fece scavare tra il 1572 e il 1574 per proteggere il fossato sud della Cittadella Militare. Sono stati recuperati i locali di due antiche cannoniere, risanati alcuni padiglioni che ospitavano i soldati, ripristinati i camini di areazione, passaggi e scale di collegamento, feritoie da sparo. Tutto sotto terra. Siamo fra via Papacino, corso Galileo Ferraris, corso Vittorio Emanuele. Il sistema di gallerie si estende per centinaia di metri, simile agli altri tunnel del Museo Pietro Micca; esemplare unico è la casamatta sotterranea del Pastiss, rimasta sepolta per secoli fra le fondamenta dei palazzi di corso Matteotti.
Nella rete della Cittadella. Sino a tutto il XVIII secolo l’esercito sabaudo ebbe il suo quartier generale nella Cittadella Militare dell’attuale corso Siccardi. Era una piazza d’armi imponente, cinta da mura, dotata di opere accessorie che si estendevano fino a corso Inghilterra, via Juvarra, corso Vittorio Emanuele, corso Re Umberto. La difesa della Cittadella si avvaleva di numerosi tunnel in partenza sotto le mura, diretti verso le campagne. Presso i principali bastioni partivano lunghe gallerie a 13-14 metri di profondità: ciascuna superava il grande fossato, oltrepassava le opere avanzate, terminava in aperta campagna con un grappolo di «fornelli da mina» pronti ad esplodere per colpire gli eserciti assedianti. Si parlava di gallerie «capitali basse», per distinguere le capitali «alte» che al di là del fossato correvano 6 metri più su, collegate al tunnel inferiore per mezzo di una scala. Dalle gallerie capitali si staccavano diversi rami minori, ciascuno attrezzato per saltare in aria all’improvviso. In tutto 14 chilometri di tunnel.
Il complesso di gallerie collegate all’attuale Museo Pietro Micca, in via Guicciardini, individua due gallerie «capitali» della Cittadella: quella che del bastione detto «del Soccorso» dirigeva verso ovest (visitabile) e quella che dal bastione San Maurizio si protendeva verso nord-est (chiusa al pubblico). Il complesso che sta emergendo sotto corso Matteotti individua una terza galleria capitale, che dal bastione San Lazzaro muoveva verso la campagna in direzione sud.
Fortezza sotterranea. La casamatta del Pastiss integrava a difendeva il sistema delle gallerie in direzione sud. Aveva 7 cannoniere puntate verso il fossato di protezione della Cittadella: teneva sotto tiro i soldati nemici che avessero tentato di spingersi fino ai piedi del bastione, penetrando nel fosso. Le feritoie da sparo del Pastiss si affacciavano nel fossato come ultimo micidiale strumento di difesa.
A protezione dei cannoni sotterranei la casamatta era munita di doppie mura con intercapedine («muri genimini»). Il contorno del complesso sotterraneo appariva curviforme e anche il suo interno aveva andamento «a biscia»: seguiva su due piani le curve della fortezza, dotato di sistemi di chiusura capaci di paralizzare in «compartimenti stagni» il nemico che fosse riuscito a penetrare.
Il Pastiss costò moltissimo denaro e non fu mai utilizzato in combattimento. Si pensa (ma non ci sono informazioni precise) che l’utilità del forte a un certo punto venne meno, stante la trasformazione delle tecniche di guerra. Nei progetti di Emanuele Filiberto, che considerava la Cittadella «la più preziosa gioia del mio tesoro», ci sarebbe stata la costruzione di fortini identici al Pastiss davanti agli altri bastioni della Cittadella ma questo sogno del Duca fu abbandonato dai successori, che preferirono potenziare altri elementi del complesso militare.
Nelle gallerie. Bisogna scendere nel tunnel con gli archeologici per rendersi conto della portata dei ritrovamenti sotto corso Matteotti. È affascinante (speriamo davvero che il complesso possa essere presto aperto al pubblico) farsi guidare da chi conosce le gallerie per averle studiate e cercate a lungo, svuotate dalla terra metro dopo metro a partire dagli anni Settanta, inizialmente sotto la guida del compianto generale Guido Amoretti. Per molti anni gli scavatori volontari (qui tutto è opera di volontari, che hanno rimosso tonnellate di terra con secchi e carriole) sono stati coordinati da Piergiuseppe Menietti, studioso di fortificazioni e titolare, manco a dirlo, di un negozio di articoli… da cantina. Oggi il testimone è in mano al direttore del Museo Pietro Micca gen. Sebastiano Ponso e al presidente dell’Associazione Mario Reviglio; gli scavi sono coordinati dall’archeologo Fabrizio Zannoni; le opere di risanamento e messa in sicurezza con fondi del Governo (133 mila euro) sono state curate nell’autunno 2014 dalla ditta Bellio su progetto dall’arch. Roberto Nivolo e Sonia Bigando.
Per ora ci si cala nel complesso del Pastiss da un tombino di via Papacino, scala a chiocciola. I padiglioni della fortezza e le gallerie appaiono in ottimo stato, muri sani, terreno asciutto. I cunicoli che dal Pastiss puntano verso corso Vittorio Emanuele hanno volte a botte, tranne uno a sesto acuto; sono rivestiti di mattone, qualcuno realizzato con materiale di riciclo (500 a.C.), si notano grosse formelle di epoca romana. I lunghissimi tunnel rettilinei sono finalmente dotati di illuminazione; si perdono in lontananza, incrociano gallerie minori, si dividono in diramazioni, incontrano di tanto in tanto le fondamenta in cemento di grossi caseggiati costruiti a fine Ottocento, e che hanno danneggiato irrimediabilmente una parte di questa città sotterranea.
Dove la galleria capitale «bassa» superava il grande fossato affiancandosi alla capitale «alta» ci si imbatte in una importante «esclusiva» del complesso di corso Matteotti: appare intatta, sana e percorribile la scala di collegamento fra i due tunnel, identica a quella che Pietro Micca fece esplodere nella zona di Porta Susa per fermare i soldati francesi nel 1706. Se quella del martirio di Pietro Micca porta i segni dell’esplosione, quella gemella di corso Matteotti è un documento perfettamente conservato.
Cosa manca. È in fase di autorizzazione da parte del Comune di Torino la realizzazione di una regolare scala d’accesso per i visitatori, in via Papacino angolo corso Matteotti. Il progetto è stato predisposto dagli architetti Nivolo e Bigando con la collaborazione di Marta Pittatore: prevede un padiglione di vetro, la scala e un ascensore per i disabili. Il percorso sotterraneo è illuminato e quasi pronto, l’esperienza gestionale del Museo Pietro Micca è riconosciuta e a disposizione della città; dopo 40 anni di scavi mancherebbe davvero pochissimo per alzare il sipario su questo tesoro sotterraneo. Essenzialmente, si cerca il denaro: 200 mila euro.
Non è detto, purtroppo, che il taglio del nastro sia dietro l’angolo. Il lavoro degli archeologi volontari nella città sotterranea si è svolto fino ad oggi con passione, molta fatica e perseveranza, scarso riscontro di finanziamenti pubblici e privati. Questa volta arriveranno? C’è da sperarlo. Anche perché nei pressi del Pastiss sorge un ulteriore tesoro sotterraneo della vecchia Cittadella ed è già stato parzialmente recuperato, pronto a integrare il percorso di visita: l’antico pozzo a doppia elica per l’abbeveraggio dei cavalli, simile al pozzo di San Patrizio, attende i turisti nel giardino della scuola Ricardi di Netro, via Valfrè, dietro alla Caserma Pietro Micca. 

Nel seguente video troverete la storia e le immagini del Pastiss, i cunicoli fatti scavare da Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo.